Quattro Passi *** – Nerano (NA)

A mio avviso, il 2018 è stato l’ultimo anno in cui la Guida Michelin, per lo meno in Italia, ha attribuito le tre stelle a uno Chef che portasse con sé una precisa identità gastronomica, non appiattita, su uno stile comfort-francese e, ovviamente, mi riferisco a Mauro Uliassi.

Con questo non voglio dire, sempre dal mio punto di vista, che gli Chef successivi non avessero una loro identità, spesso molto geograficamente orientata, ma certamente non hanno brillato per la volontà di andare fuori da un percorso gastronomico assolutamente dritto, privo della benché minima curva o variazione.

Il nuovo ristorante tre stelle, ossia il Quattro Passi di Nerano, rientra anch’esso in questo filone: una cucina, certamente fatta bene, ma votata ad accontentare il classico Cliente Michelin (di cui abbiamo già parlato), che, tuttavia, in un viaggiatore gourmet, non è destinata a lasciare un grande segno e, men che meno, a giustificare il c.d. “vale il viaggio”.

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Bue Nero – Verona

Come ho avuto modo di dire più volte, a Verona, salvo alcune eccezioni, non si mangia particolarmente bene e, soprattutto in centro storico, pullula una cucina fatta appositamente per blandire il palato dei turisti e dei Veronesi “bene”, ossia coloro che pensano che l’unica bollicina degna di essere bevuta sia il Dompe, ma solo perché fa figo, perché fa vedere che hai gli schei e soprattutto perché lo bevono a Milano.

Ecco, in un contesto come questo, Chiara Pannozzo ha avuto il coraggio e l’intelligenza di portare, a pochissimi metri da Piazza Erbe, il quinto quarto, ergendolo a elemento principe della sua cucina.

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Nin * – Brenzone sul Garda (VR)

Sono anni che combatto, come molti dei viaggiatori gourmet, contro i beoti da tastiera che, quando vedono la portata di un ristorante stellato, fanno la famosa battuta, ormai trita e ritrita: “Ok, la pasta è cotta! Adesso puoi buttarla giù!”
Ovviamente, poiché loro non sono mai stati in un ristorante di fine dining, si riferiscono al fatto che la portata sia (apparentemente) misera: è, tuttavia, evidente che quella “misera portata” deve essere inserita all’interno di un contesto di più portate e, quindi, alla fine, non si esce mai dal ristorante con la sensazione della fame.

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Antica Amelia Bistrot – Verona

Micol Zorzella, dopo la vittoria a 4 Ristoranti, è salita agli onori della cronaca, anche nazionale, perché ha deciso di rivoluzionare (al momento per soli sei mesi) l’organizzazione del suo bistrot: la Chef ha dichiarato che, non trovando più personale adeguato per il suo locale, avrebbe deciso di avere un solo tavolo conviviale da 12 coperti e che lei avrebbe servito anche in sala.

Incuriosito dalla cosa, quindi, ho deciso di andare a metterci il naso scegliendo di prenotare per un free table, ossia per una serata in cui, in sostanza, il menù sarebbe stato à la carte; in altre serate, invece, il menù è fisso, a tema.

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Caino ** – Montemerano (GR)

Il 2024 si apre con la visita a uno dei ristoranti unanimemente considerato uno dei templi della gastronomia italiana: Ristorante Caino a Montemerano.

La padrona di casa (Shef come si chiama lei anche per rivendicare il suo ruolo di donna) è Valeria Piccini ed è una delle pochissime donne chef italiane (in totale sono dieci) ad aver ottenuto la stella Michelin: in questo caso, vanta addirittura due stelle da oltre vent’anni.
La cucina è dichiaratamente quella del territorio (siamo in Maremma) anche se con contaminazioni e rivisitazioni in chiave contemporanea.

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Il (vero) cliente della Guida Michelin

Cos’hanno in comune gli otto piatti raffigurati nella foto qui sotto?

Sono otto piatti, di altrettanti ristoranti stellati, che ho mangiato nel 2023 in quattro diversi stati europei: Italia, Danimarca, Germania e Svezia: cinque di questi sono ristoranti tre stelle, un due stelle, un mono stella e un ristorante che ha conquistato la stella nel corso dell’anno.

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V.I.T.E. Restaurant * – Villorba ( TV )

Sottotitolo: quando un pranzo rasenta il sequestro di persona…

Ok, ora facciamo un passo indietro e inquadriamo dove siamo.

Ristorante giovanissimo (sotto tutti i punti di vista), fresco fresco di stella Michelin nella guida 2024 dalla location unica: è, infatti, all’interno di concept store di design, dove ogni componente d’arredo è in vendita.

Passiamo al pranzo, ma contrariamente a quanto accade di solito, mi soffermerò pressoché esclusivamente a parlare delle sue tempistiche perché questo si è rivelato il più fulgido esempio di come il servizio (in senso lato) possa distruggere un pasto.
Con servizio preciso subito che non mi riferisco al personale di sala, ma alla tempistica con cui è stata gestita l’uscita delle portate.

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Bistrot Al 2 – Verona

In Veronese si dice «voria, ma non posso», ossia «vorrei, ma non posso»

Questo è uno dei post più difficili che abbia mai scritto in vita mia in quanto si deve fare una distinzione netta, quasi abissale, tra la mano dello Chef e il ristorante in cui lavora: infatti, come vedremo in seguito (qui la mia vena da saggista noir dimostra la sua proverbiale inefficienza) la mano dello Chef appare sovrabbondante rispetto al locale nel suo complesso.

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Siseroshi Ristorante Giapponese – Scarpizzolo (BS)

Circa otto mesi fa, su questi schermi, avevo raccontato la mia prima esperienza con un ristorante giapponese in versione omakase.

All’epoca, grazie all’indiscussa maestria dello Chef giapponese e alle eccellenti materie prime, ero rimasto molto stregato dalla cena anche se, certamente complice la collocazione meneghina, per certi versi, la cena stessa era risultata più connotata su uno spettacolo che sulla reale cucina giapponese, tant’è che il tutto si era risolto, pressoché esclusivamente, in una serie di ottimi nigiri.

Ecco, se ripenso alla mia cena da Siseroshi, posso riassumere di esperienza tra i due omakase con la frase “la differenza tra spettacolo e cucina”.

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Iris Ristorante a Palazzo Soave – Verona

3 novembre 2023: un pochino di luce nella nebbia gastronomica che affligge Verona.

Dopo aver terminato l’esperienza con il ristorante La Crù, coronata da stella Michelin e stella verde, Giacomo Sacchetto scende in città e apre Iris e lo fa con come si deve.

La location è di tutto rispetto: siamo a Palazzo Bottagisio, un immobile di prestigio, ex sede della Provincia di Verona, vicinissimo a Porta Leoni, in un edificio in cui si respira ancora il profumo dei secoli scorsi, con la sala da pranzo in cui campeggiano bellissime porzioni di affreschi riportati al loro originario splendore.

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