Riva Restaurant – Numana (AN)

Partiamo dalla premessa che capire dove diamine si trovasse il ristorante e, in particolare, la sua entrata è stata un’impresa abbastanza epica: mentre attendevo che la mia Ospite arrivasse ho dovuto controllare su Google Maps per tre volte per capire se fossi nel posto giusto.
La magra consolazione è stata che anche gli altri avventori che si avvicinavano al ristorante avevano la mia stessa faccia smarrita.

Partendo dal fondo, considerato che, sul web, ormai, il livello medio di attenzione è di pochi secondi, parto subito col dire che la sala è stata imbarazzante, mentre la cucina, nonostante alcuni (troppi) errori di cottura, sparpagliati lungo tutta la cena, non è stata male, anche grazie alle ottime materie prime.

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Combal.Zero @ Ristorante Carignano

Citando il titolo di un libro di Stephen King, non si può che esordire con un “A volte ritornano”.
Tuttavia, in questo caso, mi sento di dire che “A volte ritornano, per fortuna.”

Per festeggiare i cento anni dell’Hotel Sitea a Torino, Davide Scabin ha deciso di portare al Ristorante Carignano, dove è attualmente executive chef, i piatti più iconici del suo Combal.Zero.

Per chi non lo sapesse il Combal.Zero è stato aperto nel 2002, da Davide Scabin (con il suo sous chef di sempre Giuseppe “Rambo” Rambaldi), nel Castello di Rivoli, a fianco del Museo di Arte Contemporanea e, purtroppo, ha chiuso i battenti nel 2020.
Io ho avuto la fortuna di sedermi alla sua tavola nel maggio 2018 ed è un’esperienza che ancora ricordo con grande trepidazione.

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Gli imperscrutabili misteri della Guida Michelin

Questo mio post, contrariamente a quanto accade di solito, comparirà solo su questo sito perché non voglio mettere in difficoltà il ristorante di cui parlerò, perché non se lo merita per nulla: purtroppo, mi sono reso conto che la lettura dei post su IG ottiene pochi secondi di attenzione e, quindi, difficilmente, anche in ragione dei limiti dettati dai caratteri a disposizione, si riesce a fornire una visione più completa del pensiero o, quantomeno, a farla percepire a una lettura fugace.

Pochi mesi fa, ancora nel 2024, la Guida Michelin ha, come ormai fa da qualche anno, deciso di inserire (rectius menzionare) nel proprio sito e, quindi, a cascata nella pubblicanda guida cartacea, due nuovi ristoranti in territorio veronese: Vert Osteria Contemporanea e Locanda di Nonna Ida.

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Dieci piatti da ricordare – Il mio 2024

Anche per quest’anno siamo arrivati alla fine.

Rispetto agli anni scorsi, per mia scelta, ho deciso di girare molto meno, ma, comunque, tra una cosa e l’altra, almeno 1500 piatti gourmet me li sono fatti: per gli amanti delle statistiche, ho mangiato stellato ventotto volte, tra cui sette, per me nuovi e, in alcuni casi, proprio nuovi, tre stelle Michelin, in cinque paesi d’Europa.

Ciò nonostante, salvo rare eccezioni, le vere soddisfazioni gastronomiche mi sono arrivate da ristoranti più modesti, spesso mono stella o anche non stellati; in alcuni casi ristoranti che hanno, poi, conquistato la stella in corso d’anno: come vedrete, infatti, tra i miei dieci piatti da ricordare compare un solo ristorante tre stelle e un solo ristorante due stelle il che la dice lunga su quanta noia viaggi ad alti livelli gastronomici.

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Trattoria Contemporanea * – Lomazzo (CO)

In tanti anni col sedere appoggiato sulle sedie dei ristoranti ho cominciato a inquadrare quali possano essere i segnali della presenza di potenziale fuffa.

Alcuni dei segnali che, di solito, sono sintomatici della presenza di potenziale fuffa sono l’utilizzo dello strumento del gioco a tavola, l’esaltazione dei rituali gastronomici (pensiamo, ad esempio, a come vengono spadellati dei famosi paccheri…), lo spiegone estremo, ai limiti dell’evocazione del sacro.
La filosofia sottostante è la stessa che si trova nel gesticolare sinuoso delle mani da parte dell’illusionista: ti fa spostare l’attenzione sui movimenti perdendo così il focus su cosa stia effettivamente accadendo.
[…]
Un’ora e quarantacinque minuti di macchina e mi sono ritrovato in un ex cotonificio, ristrutturato in stile industrial, contornato da tanti ragazzi (giovanissimi) e sorridenti che sono riusciti subito a mettermi a mio agio.
Mi ha ricordato molto il servizio che ho incontrato al nord: un giusto connubio tra forma e convivialità, senza manici di scopa infilati “dove non batte il sole”.

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Quattro Passi *** – Nerano (NA)

A mio avviso, il 2018 è stato l’ultimo anno in cui la Guida Michelin, per lo meno in Italia, ha attribuito le tre stelle a uno Chef che portasse con sé una precisa identità gastronomica, non appiattita, su uno stile comfort-francese e, ovviamente, mi riferisco a Mauro Uliassi.

Con questo non voglio dire, sempre dal mio punto di vista, che gli Chef successivi non avessero una loro identità, spesso molto geograficamente orientata, ma certamente non hanno brillato per la volontà di andare fuori da un percorso gastronomico assolutamente dritto, privo della benché minima curva o variazione.

Il nuovo ristorante tre stelle, ossia il Quattro Passi di Nerano, rientra anch’esso in questo filone: una cucina, certamente fatta bene, ma votata ad accontentare il classico Cliente Michelin (di cui abbiamo già parlato), che, tuttavia, in un viaggiatore gourmet, non è destinata a lasciare un grande segno e, men che meno, a giustificare il c.d. “vale il viaggio”.

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Bue Nero – Verona

Come ho avuto modo di dire più volte, a Verona, salvo alcune eccezioni, non si mangia particolarmente bene e, soprattutto in centro storico, pullula una cucina fatta appositamente per blandire il palato dei turisti e dei Veronesi “bene”, ossia coloro che pensano che l’unica bollicina degna di essere bevuta sia il Dompe, ma solo perché fa figo, perché fa vedere che hai gli schei e soprattutto perché lo bevono a Milano.

Ecco, in un contesto come questo, Chiara Pannozzo ha avuto il coraggio e l’intelligenza di portare, a pochissimi metri da Piazza Erbe, il quinto quarto, ergendolo a elemento principe della sua cucina.

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Nin * – Brenzone sul Garda (VR)

Sono anni che combatto, come molti dei viaggiatori gourmet, contro i beoti da tastiera che, quando vedono la portata di un ristorante stellato, fanno la famosa battuta, ormai trita e ritrita: “Ok, la pasta è cotta! Adesso puoi buttarla giù!”
Ovviamente, poiché loro non sono mai stati in un ristorante di fine dining, si riferiscono al fatto che la portata sia (apparentemente) misera: è, tuttavia, evidente che quella “misera portata” deve essere inserita all’interno di un contesto di più portate e, quindi, alla fine, non si esce mai dal ristorante con la sensazione della fame.

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Antica Amelia Bistrot – Verona

Micol Zorzella, dopo la vittoria a 4 Ristoranti, è salita agli onori della cronaca, anche nazionale, perché ha deciso di rivoluzionare (al momento per soli sei mesi) l’organizzazione del suo bistrot: la Chef ha dichiarato che, non trovando più personale adeguato per il suo locale, avrebbe deciso di avere un solo tavolo conviviale da 12 coperti e che lei avrebbe servito anche in sala.

Incuriosito dalla cosa, quindi, ho deciso di andare a metterci il naso scegliendo di prenotare per un free table, ossia per una serata in cui, in sostanza, il menù sarebbe stato à la carte; in altre serate, invece, il menù è fisso, a tema.

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Caino ** – Montemerano (GR)

Il 2024 si apre con la visita a uno dei ristoranti unanimemente considerato uno dei templi della gastronomia italiana: Ristorante Caino a Montemerano.

La padrona di casa (Shef come si chiama lei anche per rivendicare il suo ruolo di donna) è Valeria Piccini ed è una delle pochissime donne chef italiane (in totale sono dieci) ad aver ottenuto la stella Michelin: in questo caso, vanta addirittura due stelle da oltre vent’anni.
La cucina è dichiaratamente quella del territorio (siamo in Maremma) anche se con contaminazioni e rivisitazioni in chiave contemporanea.

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