Aqua Crua * – Barbarano Vicentino (VI)

Progetto culinario o progetto di marketing, that is the question.

Ma partiamo dall’inizio.

Parecchi mesi fa, un amico caro Chef mi dice che è stato a mangiare all’Aqua Crua, ristorante stellato dell’istrionico chef Giuliano Baldessari, e che, con grande disappunto suo personale, ha scoperto un cambio di rotta del ristorante, non tanto per la tipologia di cucina, quanto per l’approccio che la clientela avrebbe dovuto avere rispetto al menù.

In particolare, e qui leggo direttamente dal sito, «I tre menù degustazione chiamati Iniziazione I, Iniziazione II e Iniziazione III accompagnano l’ospite in un viaggio all’insegna di provocazione e trasgressione, che lo porterà ad interagire con gusti inediti volti a stimolare i neurotrasmettitori. Sarà obbligatorio partire dal primo menù per permettere allo chef di accompagnarvi nel suo mondo, portandovi così a comprendere appieno la diversità dell’esperienza».

Prosegue, poi, «Si proseguirà poi con i menù successivi verso una nuova realtà dei sensi sempre più passionale ed estrema. L’accesso al terzo menù sarà a totale discrezione dell’ospite, il quale, a fine percorso, sarà in grado di intuire l’impatto dell’“atto finale”».

Parecchio incredulo della cosa, provo a chiamare per prenotare una cena facendo presente che avevo già affrontato, nel corso degli anni, i menù dello Chef e, quindi, chiedevo se potessi partire da un gradino sopra il primo.

La risposta fu negativa.

Sul momento, un pochino stizzito, ho desistito dal prenotare, ma, purtroppo, il mio spirito curioso ha avuto la meglio sullo spirito razionale e, quindi, qualche settimana dopo, mi ha portato a provare il menù Iniziazione I.

Premesso che conoscevo già alcuni piatti di quel menù, non ho avuto sensazioni particolari, né emozioni crescenti, ma vabbé… può starci visto che era il primo step.

Una sera di qualche settimana fa, in preda, per motivi personali, alla necessità di impegnare la testa, mi sono detto: «quale miglior svago se non quello di provare Iniziazione II da Giuliano?»

All’ora di pranzo prendo il telefono e prenoto per la sera stessa facendo valere il mio cursus honorum che legittimava il mio accesso al secondo step.

La prima anomalia (rispetto al concetto su cui si sarebbe dovuta basare la progressione culinaria) è stata quella di chiedermi se avessi già mangiato questo o quel piatto…

A pressoché tutte le domande ho risposto in senso affermativo, il che vuol dire, quindi, che molto probabilmente, come avevo già intuito in occasione del primo step, sarei potuto passare direttamente al terzo.

Tale sensazione viene ulteriormente confortata da cosa ho mangiato quella sera, ossia quello che vedete in foto.

Per carità ammetto di essere un mangiatore seriale, e il mio fisico da cetaceo obeso lo dimostra appieno, ma nessun dei piatti (tutti invero molto buoni) ha smosso in me alcun senso di provocazione e/o trasgressione salvo il ricordo ai peli pubici, tanto cari a Tinto Brass, che, per quanto abbiano ricordato la mia giovinezza, a livello gastronomico, non mi hanno certamente trasmesso alcuna sensazione pruriginosa.

In sostanza, per quanto la cena sia stata indiscutibilmente di alto livello culinario, è stata una cena come tante altre, senza il trasporto che il progetto avrebbe dovuto trasmettere.

A questo punto, viene spontaneo domandarsi quale senso abbia provare il terzo livello…

Ma soprattutto, tornando alla domanda amletica iniziale, e probabilmente questo è il punto più grave della situazione, siamo davanti a una vera ricerca dell’affascinante proibito o è solamente una trovata di business?

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