Categoria: Innovazione

Trattoria Contemporanea * – Lomazzo (CO)

In tanti anni col sedere appoggiato sulle sedie dei ristoranti ho cominciato a inquadrare quali possano essere i segnali della presenza di potenziale fuffa.

Alcuni dei segnali che, di solito, sono sintomatici della presenza di potenziale fuffa sono l’utilizzo dello strumento del gioco a tavola, l’esaltazione dei rituali gastronomici (pensiamo, ad esempio, a come vengono spadellati dei famosi paccheri…), lo spiegone estremo, ai limiti dell’evocazione del sacro.
La filosofia sottostante è la stessa che si trova nel gesticolare sinuoso delle mani da parte dell’illusionista: ti fa spostare l’attenzione sui movimenti perdendo così il focus su cosa stia effettivamente accadendo.
[…]
Un’ora e quarantacinque minuti di macchina e mi sono ritrovato in un ex cotonificio, ristrutturato in stile industrial, contornato da tanti ragazzi (giovanissimi) e sorridenti che sono riusciti subito a mettermi a mio agio.
Mi ha ricordato molto il servizio che ho incontrato al nord: un giusto connubio tra forma e convivialità, senza manici di scopa infilati “dove non batte il sole”.

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Bue Nero – Verona

Come ho avuto modo di dire più volte, a Verona, salvo alcune eccezioni, non si mangia particolarmente bene e, soprattutto in centro storico, pullula una cucina fatta appositamente per blandire il palato dei turisti e dei Veronesi “bene”, ossia coloro che pensano che l’unica bollicina degna di essere bevuta sia il Dompe, ma solo perché fa figo, perché fa vedere che hai gli schei e soprattutto perché lo bevono a Milano.

Ecco, in un contesto come questo, Chiara Pannozzo ha avuto il coraggio e l’intelligenza di portare, a pochissimi metri da Piazza Erbe, il quinto quarto, ergendolo a elemento principe della sua cucina.

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Nin * – Brenzone sul Garda (VR)

Sono anni che combatto, come molti dei viaggiatori gourmet, contro i beoti da tastiera che, quando vedono la portata di un ristorante stellato, fanno la famosa battuta, ormai trita e ritrita: “Ok, la pasta è cotta! Adesso puoi buttarla giù!”
Ovviamente, poiché loro non sono mai stati in un ristorante di fine dining, si riferiscono al fatto che la portata sia (apparentemente) misera: è, tuttavia, evidente che quella “misera portata” deve essere inserita all’interno di un contesto di più portate e, quindi, alla fine, non si esce mai dal ristorante con la sensazione della fame.

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V.I.T.E. Restaurant * – Villorba ( TV )

Sottotitolo: quando un pranzo rasenta il sequestro di persona…

Ok, ora facciamo un passo indietro e inquadriamo dove siamo.

Ristorante giovanissimo (sotto tutti i punti di vista), fresco fresco di stella Michelin nella guida 2024 dalla location unica: è, infatti, all’interno di concept store di design, dove ogni componente d’arredo è in vendita.

Passiamo al pranzo, ma contrariamente a quanto accade di solito, mi soffermerò pressoché esclusivamente a parlare delle sue tempistiche perché questo si è rivelato il più fulgido esempio di come il servizio (in senso lato) possa distruggere un pasto.
Con servizio preciso subito che non mi riferisco al personale di sala, ma alla tempistica con cui è stata gestita l’uscita delle portate.

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Siseroshi Ristorante Giapponese – Scarpizzolo (BS)

Circa otto mesi fa, su questi schermi, avevo raccontato la mia prima esperienza con un ristorante giapponese in versione omakase.

All’epoca, grazie all’indiscussa maestria dello Chef giapponese e alle eccellenti materie prime, ero rimasto molto stregato dalla cena anche se, certamente complice la collocazione meneghina, per certi versi, la cena stessa era risultata più connotata su uno spettacolo che sulla reale cucina giapponese, tant’è che il tutto si era risolto, pressoché esclusivamente, in una serie di ottimi nigiri.

Ecco, se ripenso alla mia cena da Siseroshi, posso riassumere di esperienza tra i due omakase con la frase “la differenza tra spettacolo e cucina”.

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Vibe – Milano

Vola come una farfalla, pungi come una farfalla.

No, non mi sono rincoglionito, o meglio, non lo sono più del solito, ma questa è la risposta che ho dato a tutti quelli che su IG mi hanno chiesto come sia andata da Valerio Braschi a Milano.

Riassunto delle puntate precedenti.
A luglio di quest’anno Valerio Braschi, dopo la sua esperienza al Ristorante 1978 di Roma, ha deciso di aprire il suo nuovo ristorante in quel di Milano e io, seppur con qualche mese di ritardo, ho deciso di andarci a mettere il naso…

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Ristorante Patrizia – Modena

I primi di ottobre, nel centro di Modena, a pochi passi dalla Ghirlandina, ha aperto un ristorante in cui l’età media è veramente bassa: considerate che il più vecchio (si fa per dire) è proprio il padrone di casa, Tommaso Zoboli, classe 1998, mentre il resto della brigata oscilla tra i 22 (la maitre Elettra Orsi) e i 19 anni (Marcello Bergamini e Federico Poppi).

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La Madonnina del Pescatore ** – Senigallia (AN)

Per tanti anni, per motivi insulsi o forse per compagnie pari, non sono mai riuscito a mettere i piedi sotto la tavola di questo ristorante.
Anzi, rincaro anche un pochino la dose: non so perché, ma Moreno Cedroni, a vederlo su Youtube, non mi ha mai ispirato particolare simpatia.

Ecco, questo pranzo è la prova provata che non bisogna mai lasciarsi fuorviare dai preconcetti o dalle sensazioni non suffragate da alcuna base, anche solo indiziaria.

Da Moreno Cedroni, a la Madonnina del Pescatore, non solo ho pranzato veramente molto bene, ma, ciò che mi ha veramente stupito, è che sono stato anche meglio.

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