Il riassunto di una follia italiana

Parto venerdì mattina da Verona per andare a cena a Copenaghen.
Non esiste il volo diretto, quindi, scalo obbligatorio a Francoforte sul Meno.
Il vettore è Lufthansa sia direttamente che attraverso Air Dolomiti, ma questo, nella sostanza, non rileva.

Partenza da Verona
Arrivo in aeroporto dove nessuno mi chiede il green pass.
Distanziamento sociale con posti non utilizzabili in sala d’attesa (che pochi rispettano).
La gentile hostess di Air Dolomiti mi controlla il documento d’identità, ma anche lei (non so se fosse suo compito) non mi chiede il green pass.
In aereo obbligatoria la mascherina ffp2 e divieto di mettere i cappotti nella cappelliera.
Vietato anche aprire le bocchette dell’aria.

Arrivo a Francoforte con direzione Copenaghen
Nessuno mi chiede il green pass né un documento d’identità.
Distanziamento sociale con posti non utilizzabili in sala d’attesa che, qui, tutti rispettano.
A bordo si usa la mascherina che vuoi e puoi mettere cosa vuoi, dove vuoi.
Nessun problema con le bocchette dell’aria.

Arrivo a Copenaghen
In aeroporto e solo lì è obbligatoria la mascherina (che vuoi).
Nessun distanziamento sociale.
Fuori dall’aeroporto, sia all’aperto che al chiuso, non è obbligatoria la mascherina (da oltre due mesi) e ovviamente il green pass non esiste.
Nessuno mi controlla i documenti d’identità né all’arrivo né alla successiva partenza.

Arrivo a Francoforte in direzione Verona
Nello stesso aereo che ho preso all’andata, gestito dalla stessa compagnia, si usa la mascherina che vuoi e puoi mettere cosa vuoi, dove vuoi.
Bocchette dell’aria ad libitum.
Nessuno mi controlla i documenti d’identità.

Arrivo a Verona
Nessuno che chiede il green pass.

Ricomincia la follia…

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