La massificazione da stella Michelin

Come forse qualcuno avrà notato, nell’ultimo periodo sono stato un pochino latitante su IG e sui social in generale.

È stata una scelta dettata da alcuni fattori: alcuni personali, altri, per così dire, gastronomici.

Sui primi, ovviamente, nulla dirò, ma sui secondi mi permetto di fare una riflessione.

Chiunque mi conosca sa che, con i suoi mille pregi e milleuno difetti, l’unica guida gastronomica che ritengo degna di una qualche considerazione sia la guida Michelin.

Come noto, la guida Michelin, con le sue stelle, è in grado di cambiare radicalmente, in meglio o in peggio, la vita di uno chef: gli chef, quindi, vivono in simbiosi con essa e ad essa, probabilmente, giustamente tendono.

Negli ultimi mesi, mi sto annoiando moltissimo alle tavole stellate, tant’è che molto spesso non ho pubblicato né storie né post per locali in cui sono stato a mangiare, siano queste nuove entrate che precedenti conferme.

Ho passato pranzi e cene a supplicare l’Eterno che il supplizio finisse.

Attenzione, non tanto perché stessi oggettivamente mangiando male (a volte, poche, per fortuna è capitato), quanto per il fatto che stavo mangiando sempre le stesse cose, seppur in locali diversi.

Come direbbe mia Mamma, stavo mangiando sempre la stessa minestra.

Qualche anno fa, anche se il tormento continua in minor misura, era il periodo della cacio e pepe con battuta di gamberi.

Quest’anno pare che sia la volta degli spaghetti (dimensioni e temperature variabili) alle ostriche.

Se non ho sbagliato a contare, ad oggi, ne ho mangiate almeno cinque versioni diverse in altrettanti ristoranti stellati.

È evidente che ogni prodotto editoriale, tra cui anche le guide, abbiano un loro format e mai le quanto le guide gastronomiche è evidente che abbiano un loro gusto.
Però, proseguendo in questa direzione si rischierà che tutti nei ristoranti di tutto il mondo (quantomeno quello coperto dalla Guida Michelin) si mangeranno le stesse cose, un pochino come accade nelle grandi catene di fast food, in cui il prodotto di base è sempre lo stesso, ma viene solo leggermente declinato nel gusto della singola nazione.

In questo articolo non è stata maltrattata alcuna ostrica.

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