Noma *** – Copenaghen (DK)

Parlare del Noma è oggettivamente difficile: se ne parli bene è ovvio che tu ne parli bene, se ne parli male è ovvio che tu non abbia capito un tubo.

Ma al di là di questa considerazione mi limiterò ad un brevissimo tratteggio della cena partendo, come faccio di solito, con uno stile che certamente non è quello di uno scrittore di racconti gialli, dicendo che ho mangiato oggettivamente molto molto bene.

Le materie prime erano eccezionali, rigorosamente di stagione (a parte il tartufo nero), con una freschezza strabiliante: quando mi hanno servito la capasanta mi hanno detto “la capasanta è freschissima l’abbiamo pescata quando ti sei seduto a tavola”.

Io pensavo alla solita cazzata che ti raccontano per blandirti, ma guardando meglio il piatto mi sono accorto che si muoveva ancora…
Una coppia di olandesi che sedeva alla mia sinistra si è messa a scherzare sul fatto che se non mi fossi sbrigato, sarebbe scappata via…

Piatti con pochissimi ingredienti, lavorati il meno possibile, proprio come piace a me.

Sembrerà scontato, una frase ricorrente quando si parla di pesce, ma nei piatti c’era il mare.

Il mare con le sue sfumature: il sapido del pesce è diverso dal sapido delle alghe.

Le consistenze sono diverse, ma tutto converge nell’oceano, con le sue sfumature di profondità che si riescono a percepire nei singoli prodotti.

L’aspettativa era ovviamente alle stelle e non è stata certamente delusa anche se…

Anche se, mi sarei aspettato qualcosina in più solo tre portate mi hanno letteralmente incollato alla sedia, mentre due piatti si sono collocati nella fascia del sufficiente: da una parte la tracina aveva dei sapori un pochino scomposti ed era decisamente un pochino troppo salata, mentre l’eclere “non mi ha detto” davvero nulla.

Spettacolare il comparto dei dolci, il che, detto da me che non li amo, è un complimento di dimensioni epocali.

La cosa che forse mi ha stupito di più è l’approccio dei ragazzi della sala.

A parte il fatto che sono tutti giovanissimi (penso che quasi nessuno fosse oltre i 30 anni) e che venissero da tutte le parti del mondo, sono riusciti ad instaurare un rapporto di cordiale confidenza pur mantenendo sempre la giusta distanza, senza apparire minimamente ingessati.

Sempre discretamente presenti, preparatissimi a rispondere a qualsiasi domanda, sempre con il sorriso sulle labbra e con la battuta pronta.

Concludendo: poco più di una settimana fa (questo post, diviso in tre parti è comparso su IG) ero seduto al tavolo del Noma e stavo affrontando le prime portate del menù dedicato all’oceano.

Ripensando alla cena mi sono accorto che la vera coscienza arriva dopo, con il passare del tempo, quando l’animo si è acquietato dal turbinio di emozioni che ti pervadono sul momento.

So solo che in questo momento sto riflettendo se prenotare il menù di selvaggina della prossima stagione… magari affiancandolo con un pranzo anche al Geranium.

Visto che siamo in zona…

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