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Trattoria Contemporanea * – Lomazzo (CO)

In tanti anni col sedere appoggiato sulle sedie dei ristoranti ho cominciato a inquadrare quali possano essere i segnali della presenza di potenziale fuffa.

Alcuni dei segnali che, di solito, sono sintomatici della presenza di potenziale fuffa sono l’utilizzo dello strumento del gioco a tavola, l’esaltazione dei rituali gastronomici (pensiamo, ad esempio, a come vengono spadellati dei famosi paccheri…), lo spiegone estremo, ai limiti dell’evocazione del sacro.
La filosofia sottostante è la stessa che si trova nel gesticolare sinuoso delle mani da parte dell’illusionista: ti fa spostare l’attenzione sui movimenti perdendo così il focus su cosa stia effettivamente accadendo.
[…]
Un’ora e quarantacinque minuti di macchina e mi sono ritrovato in un ex cotonificio, ristrutturato in stile industrial, contornato da tanti ragazzi (giovanissimi) e sorridenti che sono riusciti subito a mettermi a mio agio.
Mi ha ricordato molto il servizio che ho incontrato al nord: un giusto connubio tra forma e convivialità, senza manici di scopa infilati “dove non batte il sole”.

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Quattro Passi *** – Nerano (NA)

A mio avviso, il 2018 è stato l’ultimo anno in cui la Guida Michelin, per lo meno in Italia, ha attribuito le tre stelle a uno Chef che portasse con sé una precisa identità gastronomica, non appiattita, su uno stile comfort-francese e, ovviamente, mi riferisco a Mauro Uliassi.

Con questo non voglio dire, sempre dal mio punto di vista, che gli Chef successivi non avessero una loro identità, spesso molto geograficamente orientata, ma certamente non hanno brillato per la volontà di andare fuori da un percorso gastronomico assolutamente dritto, privo della benché minima curva o variazione.

Il nuovo ristorante tre stelle, ossia il Quattro Passi di Nerano, rientra anch’esso in questo filone: una cucina, certamente fatta bene, ma votata ad accontentare il classico Cliente Michelin (di cui abbiamo già parlato), che, tuttavia, in un viaggiatore gourmet, non è destinata a lasciare un grande segno e, men che meno, a giustificare il c.d. “vale il viaggio”.

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Bue Nero – Verona

Come ho avuto modo di dire più volte, a Verona, salvo alcune eccezioni, non si mangia particolarmente bene e, soprattutto in centro storico, pullula una cucina fatta appositamente per blandire il palato dei turisti e dei Veronesi “bene”, ossia coloro che pensano che l’unica bollicina degna di essere bevuta sia il Dompe, ma solo perché fa figo, perché fa vedere che hai gli schei e soprattutto perché lo bevono a Milano.

Ecco, in un contesto come questo, Chiara Pannozzo ha avuto il coraggio e l’intelligenza di portare, a pochissimi metri da Piazza Erbe, il quinto quarto, ergendolo a elemento principe della sua cucina.

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Nin * – Brenzone sul Garda (VR)

Sono anni che combatto, come molti dei viaggiatori gourmet, contro i beoti da tastiera che, quando vedono la portata di un ristorante stellato, fanno la famosa battuta, ormai trita e ritrita: “Ok, la pasta è cotta! Adesso puoi buttarla giù!”
Ovviamente, poiché loro non sono mai stati in un ristorante di fine dining, si riferiscono al fatto che la portata sia (apparentemente) misera: è, tuttavia, evidente che quella “misera portata” deve essere inserita all’interno di un contesto di più portate e, quindi, alla fine, non si esce mai dal ristorante con la sensazione della fame.

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Caino ** – Montemerano (GR)

Il 2024 si apre con la visita a uno dei ristoranti unanimemente considerato uno dei templi della gastronomia italiana: Ristorante Caino a Montemerano.

La padrona di casa (Shef come si chiama lei anche per rivendicare il suo ruolo di donna) è Valeria Piccini ed è una delle pochissime donne chef italiane (in totale sono dieci) ad aver ottenuto la stella Michelin: in questo caso, vanta addirittura due stelle da oltre vent’anni.
La cucina è dichiaratamente quella del territorio (siamo in Maremma) anche se con contaminazioni e rivisitazioni in chiave contemporanea.

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Il (vero) cliente della Guida Michelin

Cos’hanno in comune gli otto piatti raffigurati nella foto qui sotto?

Sono otto piatti, di altrettanti ristoranti stellati, che ho mangiato nel 2023 in quattro diversi stati europei: Italia, Danimarca, Germania e Svezia: cinque di questi sono ristoranti tre stelle, un due stelle, un mono stella e un ristorante che ha conquistato la stella nel corso dell’anno.

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V.I.T.E. Restaurant * – Villorba ( TV )

Sottotitolo: quando un pranzo rasenta il sequestro di persona…

Ok, ora facciamo un passo indietro e inquadriamo dove siamo.

Ristorante giovanissimo (sotto tutti i punti di vista), fresco fresco di stella Michelin nella guida 2024 dalla location unica: è, infatti, all’interno di concept store di design, dove ogni componente d’arredo è in vendita.

Passiamo al pranzo, ma contrariamente a quanto accade di solito, mi soffermerò pressoché esclusivamente a parlare delle sue tempistiche perché questo si è rivelato il più fulgido esempio di come il servizio (in senso lato) possa distruggere un pasto.
Con servizio preciso subito che non mi riferisco al personale di sala, ma alla tempistica con cui è stata gestita l’uscita delle portate.

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Vibe – Milano

Vola come una farfalla, pungi come una farfalla.

No, non mi sono rincoglionito, o meglio, non lo sono più del solito, ma questa è la risposta che ho dato a tutti quelli che su IG mi hanno chiesto come sia andata da Valerio Braschi a Milano.

Riassunto delle puntate precedenti.
A luglio di quest’anno Valerio Braschi, dopo la sua esperienza al Ristorante 1978 di Roma, ha deciso di aprire il suo nuovo ristorante in quel di Milano e io, seppur con qualche mese di ritardo, ho deciso di andarci a mettere il naso…

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