«Tanto non capivi un ca**o nemmeno prima…»

Ovunque mi giri, qualunque articolo o post io legga è sempre un tripudio, un’esaltazione mistica.

Maggiore è il numero di stelle (a questo punto serve la quarta), maggiore è la quantità di incenso onanistico che viene riversato a pioggia sul commento.

I pasti sono sempre tutti bellissimi, perfetti, ai limiti dell’orgasmo culinario, senza la minima sbavatura o difetto.

Perché quando vado io a mangiare, invece, trovo ANCHE piatti oggettivamente bruttissimi da vedere e mediamente mediocri da mangiare, se non sballati?

Perché gli altri non li trovano? Sono io che sto sulle balle allo chef?

Con questo non voglio dire che se, per errore, un piatto viene male, il che può capitare, lo chef debba essere messo alla berlina, come da fantozziana memoria, in ginocchio sui ceci nella sala del ristorante; voglio solo dire che se racconto un’esperienza (Visintin mi perdonerà per l’uso di tale parola) devo anche avere l’onestà intellettuale di dire, ovviamente con i dovuti modi, che c’era qualcosa che non andava.

Tutte le foto dei piatti di questo post, sono foto di piatti nei quali mi sono imbattuto (alcuni li mandati indietro in quanto immangiabili) in ristoranti con una, due e tre stelle.

Forse la risposta corretta al mio quesito iniziale si può trovare nelle parole che l’Amico Alberto Gipponi mi aveva dedicato quando, colpito dal COVID, mi lamentavo con lui di aver perso gusto e olfatto: «tanto non capivi un cazzo nemmeno prima…»

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